.............La torre
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Dal libro "Ormea piccola patria" di Sandro Pelazza edito Bordone Bertilino - Mondovì.

I Saraceni ... raggiunsero nel 906 l'alta valle Tanaro. Essendo questo passaggio obbligato, eressero nei punti strategici delle torri cilindriche, utilizzare come luogo di vedetta.
...Questa torre costruita interamente in pietra in origrne misurava 27 metri di altezza e all'interno era composta da 9 piani con un diametro di metri 3.
Questa costruzione, nota come torre dei Saraceni, è circondata da un alone leggendario; infatti la credenza popolare tramanda un aneddoto che ci spiega quanto quel popolo invasore fosse odiato per la sua barbarie.
Si narra che la torre avesse un'unica entrata a precipizio sul fiume; questo ingresso era così angusto che permetteva il passaggio di un solo uomo alla volta.
Quando i Saraceni uscivano per compiere una delle loro solite scorrerie, lasciavano un'unica sentinella all'interno. Al loro rientro si scambiavano come segnale di riconoscimento un fischio particolare, al quale ne rispondeva un altro.
La sentinella, riconosciuto il segnale convenzionale, sporgeva la mano e ad uno ad uno faceva entrare i compagni che con un balzo potevano introdursi nella torre.
Continua la leggenda che un giovane contadino di Barchi della famiglia Zitta, avesse spiato i movimenti dei barbari e imparato il loro segnale, avesse escogitato un piano per liberarsi della loro scomoda presenza.
Un giorno lo Zitta aspettò che tutti i Saraceni fossero usciti dalla torre e, dopo essere riuscito ad entrarvi, uccise la sentinella. Al ritorno dei Saraceni, egli rispose dall'interno al segnale convenuto ed essi, ignari del tranello, offrirono la mano fiduciosi,
Lo Zitta, anziché introdurli nella torre, li scaraventà ad uno ad uno nel precipizio. Il rumore fragoroso del Tanaro copri le grida degli sventurati che furono tutti uccisi.
Continua la leggenda raccontando che i valligiani ancora infuriati con i Saraceni cercarono di distruggere la torre lasciando però il moncone che tuttora e visibile.
Nella realtà i Saraceni batterono in ritirata abbandonando la valle Tanaro quando neI 983 furono sconfitti dal Marchese Guglielmo di Provenza che li aveva combattuti per liberare l'abate di Clunj San Maiolo che essi tenevano come loro prigioniero.