Il territorio
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Dalla "Relazione sulla provincia di Mondovì" dell' Intendente Lazzaro Corvesy del 1753 riportiamo questa interessante descrizione del terrirorio ( dal CD-rom "Mondovì e la sua provincia" a cura del Centro Culturale Mombasiglio)

Il Luogo d’Alto resta situato in mezzo a montagne quasi che alpestri, e selvatiche, distante dalla città di Mondovì miglia 28 e da quella di Torino 61; li suoi confini sono con i luoghi d’Ormea e Caprauna soggetti a questo dominio, come pure con i luoghi d’Aquila, Gavenola, Moane, ed Armo appartenenti alla repubblica di Genova, sendo da più anni che vertono differenze e questioni da particolari di questo luogo, e quelli suddetti di Moane ed Armo; sono li particolari molto poveri e miserabili, per li molti debiti, che ha la Comunità verso particolari Genovesi, ed altre annualità verso il Vassallo, e per la cattiva qualità del territorio.

Il Conseglio ordinario è composto d’ondeci soggetti, cioè due Consoli, un Sindaco, ed otto conseglieri, il cambiamento de’ quali segue verso il fine di settembre di cadun anno nella conformità seguente. Suole il Consiglio nominare quattro soggetti, de’ quali presenta la nota al sig. conte Cepolini Vassallo d’esso luogo commorante in Albenga, e questi ne sceglie tre a suo piacere quali entrano nel nuovo conseglio, cioè due in qualità di Consoli, ed il terzo in quella di Sindaco, quali rispettive qualità di Consoli e Sindaco vengono però loro accordate dalla Comunità ad arbitrio della medesima, purchè cadino nei tre soggetti stati scielti dal detto Vassallo, onde ogn’anno escano dal Conseglio tre altri soggetti de’ più anziani.

Dalla Comunità però s’asserisce che il Vassallo anticamente non prendeva ingerenza in tal nomina ed elezione, e che una tal prerogativa non è portata dalle investiture del feudo, ma che siasi quella usurpata, mentre prima che fosse questo luogo soggetto al nostro Real Sovrano eserciva detto Vassallo di moto suo proprio il mero, e misto impero indipendente da altri Sovrani, atteso l’appoggio che aveva della Republica di Genova, da cui s’era soggettato prenderne l’investitura.

Li due Consoli servano di Giudici nel civile in prima istanza, e fanno le proposizioni in Conseglio.

L’incombenza del Sindaco si è d’esigere li proventi di Comunità, e di spendere secondo l’ordine del conseglio qual si da in voce non sendo soliti tener libri d’ordinati.

Il Conseglio Generale per capi di Casa ben di rado si raduna ciò facendosi solamente in affari di gran conseguenza, e quando ciò segue il che è però moltissimi anni che non è seguito, suole radunarsi nella chiesa della confraternita de’ disciplinanti.

Molti sono i debiti che la detta comunità ha verso diversi particolari Genovesi, non s’è però potuto non ostante le molte praticate diligenze appresso li principali particolari d’esso luogo, che altri de’ luoghi circonvicini aver notizia specifica della qualità e quantità di detti debiti, solo m’è riuscito sapere che diversi anni sono sieno stati detti particolari evocati ad istanza della comunità avanti l’Eccellentissimo Regio Senato per far fede de’ loro titoli, senza però che siansi curati, ed abbino voluto comparire, anzi nell’anno 1750 hanno fatto arrestare nel luogo di Zucarello due particolari del suddetto luogo d’Alto per li frutti, e proventi de’ censi decorsi, e non pagati, da detta Comunità dovuti, e trattenutili per molti mesi nelle carceri d’Albenga, onde con simili rappresaglie procurano l’esazione de’ pretesi proventi de’ loro censi e crediti, sebbene però la comunità non sia al caso di pagare per intiero non solo i capitali, ma neppure i proventi, de’ quali da anni sedici a questa parte non ne è seguito verun pagamento, di modo che dalle notizie prese si crede possano ascendere detti proventi non pagati a £. 50000.

Solo il sig. conte Ferrero di Masio uno di detti creditori non ha fatto alcuna parte per simili arresti ma anzi ha fatto intendere alla comunità, che avrebbe volentieri abbracciata la trattativa, e che ove li suoi averi fossero soggetti a nullità, o imputazione si sarebbe di buon grado rimesso al colaudo ed arbitrio di persona savia, per il che la comunità ha fatto procura per transigere col medesimo e finire ogni sua pretesa.

Li dritti poi dovuti al vassallo consistono nel fogaggio per quale si paga da ogni capo di casa emine tre biada, più le decime delle granaglie, marsaschi, canapa, vino, agnelli e capreti in ragione d’ogni vent’uno di quali decime è il succennato Vassallo in obbligo di rimettere la quarta parte alla comunità, quale se ne serve in pagare le £. 192 genova da essa annualmente dovute al paroco, qual non ha altro reddito, salvo che le obvenzioni dell’altare, oltre di che esige pure detto Vassallo il dritto denominato della disimperatura qual è di £. 50 da ogni particolare che in qual si voglia modo abbandona il paese, quand’anche il valore di suo patrimonio non eccedesse detta somma.

La Comunità non paga altri stipendii che le suddette £. 192 al paroco, e £. 16 al Podestà, rispetto a questo non sapendosi il motivo, fuorchè si crede sia pel giuramento de’ nuovi officiali di Comunità che annualmente si suole in di lui mani prestare.

La suddetta comunità non ha alcun reddito possedendo solo alcuni pascoli comuni, che servono per la norritura de’ bestiami.

Le imposizioni che sogliono farsi annualmente si regolano avuto riguardo al patrimonio di cadun particolare, se sia più o men facoltoso, non potendosi fissare una proporzionata imposizione sul reale atteso che li beni non solo cadastrati ne alibrati, e tanto meno v’è alcun imposto o tributo sovra i bestiami.

Li beni di detto territorio non sono soggetti ad alcun tributo, salvo al pagamento come di sopra si è detto che si pagano in natura, avuto riguardo alla maggior o minor quantità de’ frutti, eccettuati i beni del vassallo del Luogo consistenti in una cassina qual viene affittata in £. 250 moneta di Genova, e quei della chiesa parrocchiale in £. 50 moneta simile.

Non si può accertare di qual estensione e misura sia detto territorio, mentre oltre che non vi è alcun cadastro, non vi è in detto luogo l’uso e stile della misura, ma li beni si vendono a corpo e non a misura.

Vi sono tre telari da tela ordinaria.

Vi è un molino d’una sol ruota appartenente al vassallo.

Vi sono due preti cioè il paroco, ed il rettor di Scuola.

Non si è potuto sapere sotto quali titoli sieno la Chiesa parrochiale e la confraternita de’ disciplinanti, meno quante e quali sieno le altre chiese e cappelle esistenti in detto luogo e territorio.

I particolari sono tutti dediti a lavori di campagna qual per lo più sogliono coltivare colla zappa, ed altri simili istromenti, perché attesa la qualità del territorio, a poco serve l’aratro, onde li particolari sono tutte persone rurali, non sendovene alcuno che abbia arte sì liberale , che mecanica.

La giurisdizione spetta per intiero al sig conte Cepolini abitante in Albenga.