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I portici di Via Marenco
La canzone in sottofondo è stata composta (parole e musica) da Filipin Gambera.
In via Pallavicino, a pochi metri da via Marenco, dove attualmente c'è la sala conferenze della Biblioteca Civica, aveva sede la Società Operaia. Nella attuale sala riunioni si tenevano serate danzanti con musica prodotta da un "piano a manovella": si caricava la molla e per tutta la durata della carica si poteva ballare.
Il nostro autore ricorda quando, agli inizi del secolo, ballava con l'innamorata.
Nei secoli passati buona parte dei locali a piano terra, dell'attuale via Marenco, erano adibiti a stalla e i piani superiori a fienili e abitazioni.
Il progresso tecnologico portò poi alla riduzione degli addetti all'agricoltura ed al nascere ed affermarsi di attività artigiane e di servizi.

I portici della Ceva del Seicento tratti da
un dipinto conervato nel Palazzo Comunale
.
Nella prima metà dell'800, col sindaco Carlo Marenco (1800-1846) i portici si vestirono a festa come sotto dettagliatamente descritto dal prof. Andrea Musso in un articolo pubblicato sul settimanale di Ceva "Il Falconiere"nel 1901
Via Marenco a fine ottocento
Dal settimanale di Ceva "Il Falconiere" anno 1901 - prof. Andrea Musso
I portici grandi e piccoli di via Marenco avevano a pavimento, parte un selciato in pietre, parte un lastricato di mattoni o di quadrelli; ad altri poi serviva di pavimento il nudo terreno. Dure ed acute pietre, mattoni o quadrelli sconquassati e guasti; terreno ineguale ed a buche rendevano incomodo, mal sicuro e punto piacevole il camminate lungo essi.
Per discendere dai portici nei sotterranei, anziché per le inferriate come é attualmente, si passava per botole, le cui porte avevano i cardini conficcati nelle pile degli archi o nelle pareti di banconi coperti in pietra od in assi di legno sui quali si depositavano merci specialmente nei giorni di fiera. Quei banconi mal costrutti, diversi nella forma, niente piacevoli nella loro struttura ingombravano parte degli archi e rendevano ancora maggiormente cupi e tetri i portici che a cagione della loro infelice posizione sono già alquanto scuri e melanconici.
Un'antica entrata alle cantine recentemente restaurata.
Siamo a Priero; le entrate alle cantine nei portici di Ceva erano simili a questa
Il gramo stato in cui erano i portici, gli inconvenienti ed i pericoli che si lamentavano, chiamarono nel 1837 l'attenzione della Civica Amministrazione e dei proprietari delle case di via Marenco a porvi riparo. Ed il 13 novembre di quell'anno, a cura dcl Municipio, si apri una pubblica sottoscrizione a scopo di rendere il pavimento dei portici meno disagevole, incomodo e pericoloso. Il Sindaco, Avv. Moretti. donò L: 100, altri largironio somme minori e la sottoscrizione raggiunse L.800.
Alcuni proprietari spinti da sentimento di emulazione, si obbligarono a fare costruire il lastricato a totale loro spesa. La somma però raccolta per pubblica sottoscrizione, le offerte dei proprietari erano insufficenti al bisogno; ma l'impulso dato giovò d'assai a fare riparare in allora ai più grandi inconvenienti che si lamentavano.
Intanto il Sindaco Carlo Marenco, succeduto all'Avv.Moretti nel 1838, in adunanza del Consilio raddoppiato, 28 maggio 1838, faceva presente che era desiderio di tutto il pubblico che fosse riparato il pavimento dei portici della contrada maestra verso mezzanotte (portici maggiori) che trovasi in pessimo stato e rende assai disagiato e pericoloso il camminar per essi, etc. etc.
Le osservazioni fatte dal Sindaco furono dal Consiglio trovate convenienti, ragionevoli e giuste, e si stabili che si facesse un nuoto pavimento ai portici formato di un lastricato a losoni di pietra di importante spessore, e che si desse incarico al geometra Massolino di fare il relativo progetto colla relativa spesa. e che questa fosse ripartite per metà fra i proprietari delle case confrontanti coi portici che sentono il maggior utile e che debbono provvedere al pavimento, e l'altra metà fosse a carico della Civica Amministrazione mediante imposizione.
Il geometri Massolino attende con tutta sollecitudine all'incarico avuto; computa la spesa totale a L. 4300; il 13 giugno 1840 si dà all'appalto, e la costruzione del lastricato resta affidata il capomastro Orsatti ed al tagliapietra Aglio, i quali fanno il ribasso di 15 soldi per ogni trabucco di perizia. Per tale modo, diffalcando dalla spesa totale delle perizie L. 4300, lite 800 della pubblica sottoscrizione e lite 60 avute dal ribasso all' asta, restò a carico della città la spesa di L. 1670 e altrttante a carico dei proprietari. Al principio del 1841 gli impresari danno cominciamento all'opera, la quale compiono nel novembre dello stasso anno.
Per la costruzione del lastricato in pietra si abbattono i banconi e le botole per cui si scendeva nei sotterranei e si posero alcune inferriate. La tale modo il suolo dei portici maggiori si rese piano, più comodo nel camminare e men disdicevole alla vista; gli archi restarono senza ingombro, i portici e le botteghe ebbero maggior aria e luce.
I coperti sovrastsnti ai portici erano non molto differenti e dissimili nelle strutture e nella bellezza dall' antico pavimento. Erano quelli costrutti nel maggior numero a solai legati con travicelli od assi di cui alcuni vecchi, pericolosi coperti di ragnateli: ma di anno in anno quei solai rozzi o ruvidi, per opera dei preprietari, si mutarono in soffitti a stuoia od a tela che li fecero uguali e piani.
Ed anche di anno in anno si vennero rifacendo le porte delle botteghe e rinnovando l'interno di esse. Alle porte antiche, di cui alcune ancora esistono, se ne sostituirono altre, le quali, sotto diverse forme e strutture, per i gentili e preziosi ornamenti nelle facciate, per la leggiadra eleganza delle vetrine, porgono in bella mostra le merci che sono a deposito nei negozi.
Le innovazioni che si compirono nei portici maggiori a grado a grado si eseguirono eziandio nei portici piccoli, i quali, puossi ben affermare, cangiarono di sembianza e di aspetto. Cosicché chi al di d'oggi, ricordando lo stato dei portici ed anche le botteghe di mezzo secolo ora passato, e le paragona con quelle d' oggi, se si compiace del progressivo cangiamento, pure è tratto ad augurare ed a sperare che il commercio ed il traffico corrispondano adeguatamente agli arditi slanci coi quali si cercò di favorirli e di promuoverli.
I portici di via Marenco oggi
Da sinista: portici grandi e portici di notte
Via delle volte (Marenco) vista dal Duomo
Via Marenco vista dal ponte della Luna