Dalla "Relazione sulla provincia di Mondovì" dell' Intendente Lazzaro
Corvesy del 1753 riportiamo questa interessante descrizione del terrirorio
Il luogo di Villanova, è forse il più antico del mandamento del Mondovì, giace questo sovra una picciola collina, circondato a tre parti da colli più alti quasi tutti ripieni di vitti, l’aria che ivi si respira è viva, pura e salubre, gli abitanti snelli, vivaci forti e robusti, resta distante dalla città di Mondovì miglia tre, e trenta quattro da quella di Torino, confina il suo territorio con quelli del Mondovì, Monastero, Frabosa soprana, Roccaforte, e Pianfei.

Dividesi in varii membri, il principale de’ quali si è la villa divisa in quattro contrade con una piazza nel sito più eminente, ove trovasi la Chiesa parrochiale di ragionevole capacità, di buona e moderna architettura a tre navate con quatordeci altari, il di cui paroco, che porta il titolo d’arciprete è il sig. D. Matteo Lanza del luogo di Frabosa Soprana, li di cui redditi parrochiali sono come a carte.

Trovasi altresì la chiesa degli disciplinanti coll’abito bianco sotto il titolo di S. Croce, sendo però questa Chiesa molto piccola, ed antica, e minacciante rovina, motivo per cui si è dato principio ad una nuova assai grandiosa, dissegno del sig. architetto Vitone residente in Torino, come pure vi è ivi la confraternita delle umiliate sotto il titolo di S.ta Elisabetta, ambe esse confraternite senza redditi.

Gli altri membri o sian rovate vengono denominate Branzola, Roata, e Pasquero, quali tutte hanno la loro particolar Chiesa, cioè quella di Branzola sotto il titolo di S. Bartolomeo, distante dal recinto della villa un quarto di miglia, la Roata quasi unita al recinto della villa sotto il titolo di S. Lorenzo, e Pasquero contiguo a quello della Roata sotto il titolo di S. Gioanni, oltre a questi principali membri, se ne contano diversi altri dispersi in case diverse, quali sono il pasco distante dal recinto ove vi è una Chiesa assai ampia di disegno moderno, di recente fabbricata con tre altari sotto il titolo dell’Assunta di Maria Vergine. Roraco distante pure un miglia dal recinto, ove vi sono due cappelle una sotto il titolo di S. Giacomo, questa è una delle chiese più antiche, mentre si vede in essa un iscrizione in scrittura gotica col millesimo 1100, e l’altra resta sotto il titolo di S.ta Anna; gli Eola e Bongioanni, ove vi sono parimenti due cappelle, sotto il titolo una di S. Luigi, e l’altra di S. Colombano distanti miglia due dal detto recinto. Li Tetti de Dossi distanti un miglia circa, ove si ritrova parimenti una cappella sotto il titolo di S. Mauro.

Oltre alle suddette Cappelle si ritrovano pure alla campagna le seguenti, cioè

La SS.ma Annonciata

S. Andrea

S. Nicolao distanti un mezzo miglio dal recinto del luogo, sendo queste come pure tutte le altre senza redditi, venendo provvedute del bisognevole a spese de’ particolari abitanti in detti quartieri.

S.ta Lucia distante tre quarti di miglia; questa è una Chiesa molto antica, e formata nel concavo d’una rocca, ove vi son due altari; viene questa Chiesa considerata quasi come un Santuario, ove concorre molto popolo da parti anche lontane, a motivo delle moltissime grazie, che si compiace S. D. M. concedere per intercessione di quella Santa; si ritrova pure ivi una fabbrica d’esercizi spirituali ove si fanno due mute in cadun anno di dodeci soggetti, una di preti, e l’altra di secolari a spese le medesime del sig. medico Pietro Francesco Bongioanni nativo di detto luogo, e residente nella città di Savigliano, in dipendenza di legato fatto dal fu sig. Priore D. Giacinto Bongioanni di lui fratello di £. 210 annue.

Vi è una congregazione di carità, qual possiede il capitale di £. 22000 ricavate da’ beni già proprii di tre confrerie state soppresse e ridotte in detto spedale di carità, de’ quali beni ne fece indi lo spedale suddetto vendita pocchi anni sono, a motivo che molti particolari si facevano lecito d’appropriarsi parte de’ frutti, di modo che restavano detti beni di poco o niun reddito, e comecchè le dette compagnie o sian confrarie avevano il peso annuo di £. 300 verso il Rettor di scuola, e £. 80 per le prediche quaresimali, ne seguita perciò anche di presente la Congregazione suddetta di Carità a pagarne tali annualità, il rimanente del reddito si distribuisce a poveri, venendo tale ospedale regolato uniformemente al prescritto da’ regii stabilimenti.

Le due parti del territorio sono situate in Collina, e totalmente prive d’acqua, credesi però sia sperabile di poterne derivare dalla montagna superiore esistente verso mezzo giorno, a qual effetto si vanno facendo diversi cavi a spese proprie de’ particolari, e senza costo dell’universale registro, il che ove abbia desiderato esito verrebbe a recare un miglioramento notabile al territorio, la rimanente parte resta in pianura, e quasi tutta adaquata con l’acqua proveniente dal fiume Ellero, che prendendo sua origine dalle fini di Roccaforte, passando su quelle di questo luogo lascia le sue acque nel fiume Tanaro nell’estremità del territorio del Mondovì.

Il territorio è quasi intieramente posseduto dagli abitanti, e sebbene le famiglie civili da qualche anni a questa parte sieno notabilmente diminuite di patrimonio, le altre però sono piuttosto molto commode.

Anni quindici in 20 circa fa si contavano in questo luogo più di 20 persone laureate tra avocati, e medici, sendo ora ristrette al numero di tre,cioè due avvocati, ed un medico, che sono gli seguenti cioè Sig.ri Avvocato Tonelli residente in Torino, Priore ed Avvocato Toscano, Medico Alessandro Castellino.

Vi sono pure gli seguenti Notaj.

Sig.ri Alessandro Cola, Giuseppe Maria Boetto, Gioanni Battista Castellino, Gabriel Bagnaschino, Agostino Garello, Michele Fenoglio, Francesco Lanza.

Due Speciali che sono Sig.ri Maurizio Cola, Domenico Pozzo.

Due Agrimensori e Geometra Giuseppe Vigliada, Gioanni Andrea Orzo.

Le fameglie più civili sono quelle de seguenti.

Sig.ri Bongioanni Bartolomeo, Tonelli avvocato Paolo, Castellino medico Alessandro.

Nei borghi ed alla campagna, le più facoltose sono le seguenti, Sebastiano Garello, Donato Fenoglio, eredi Giuseppe Femina, e Gioanni Battista Vigliada.

Si contano nel presente luogo e suo territorio cento e più preti celebranti, fra quali però trenta due fanno ivi loro residenza, abitando gli altri in diverse Città, e luoghi di questi contorni; vi sono altresì trenta circa chierici.

Gli abitanti attendono la maggior parte alla coltura de’ loro proprii beni, ove ne sono però diversi che attendono alla professione di panataro in diverse città, e luoghi del Piemonte; in qual arte particolarmente si distinguono da popoli circonvicini.

Vi sono altresì molti altri, e massime li residenti nel quartiere de’ Dossi, che fanno un negozio considerabile di calcina, sendovi venti e più fornaci che travagliano buona parte dell’anno, provedendone il bisognevole alle città, e terre circonvicine, da qual commercio ne ricavano l'utile detratto il prezzo del buono necessario per quella cuocere di £. 11000 e più.

Ma comecchè le molti fornaci di calcina che sogliono annualmente cuocersi richiedono un consumo grandissimo di bosco di castagna, e resisi poscia tali siti incolti ed abbandonati con perdita notabile dell’universal registro, e comecchè si prevede che un tal abuso sia per rendersi sempre più pregiudiciale si è incaricato il segretario di Comunità d'usar tutta la più sollecita attenzione per iscoprire nel caso seguano tali tagliamenti quali sieno tali così imprudenti proprietarj, a’ quali s’è per mezzo d’un manifesto stato pubblicato a luoghi e modo soliti inibito di tagliare d’or in avvenire, e depopulare li loro boschi, castagneti, salvo prima abbian data idonea cauzione per il perpetuo pagamento delle taglie per l’importare del registro di tali beni, con aver intimato a chiunque sia spediente, che ove al tempo seguiranno detti tagliamenti avessero li proprietari altri beni, o ne avessero prima avuti, restarebbero quelli specialmente ipotecati, e gli acquisitori d’essi solidariamente al pagamento in perpetuo delle taglie de’ beni derelitti, ed abbandonati, avendo altresì intimato agli Signori Amministratori di Comunità che saranno pur essi in proprio solidariamente tenuti pel pagamento delle taglie di tali beni derelitti, ove non giustifichino d’aver usate le diligenze suddette, e per quanto sia stato loro possibile procurato d’impedire tali tagliamenti, con aver pur mandato al segretario di comunità di far copia della presente providenza di carattere chiaro e ben intellegibile, e di dover quella tenersi appesa ed affissa nella camera, ove suole radunarsi il Conseglio, affinchè niuno non ne possa in alcun tempo pretender d’ignoranza.

La tradizione vuole che fosse questo luogo fortificato, che abbia patito assedio, o sia stato espugnato circa l’anno 1551 dall’armata francese, come riscontrasi da una pittura fatta a chiaro oscuro, che ancor sebben scolorita si vede nella facciata della casa della Comunità qual rappresenta dett'assedio, trinceramenti, e batterie.

Si ritrova su questo territorio un filatore proprio del Sig. avvocato Darbesi di due piante, cioè una da filato, e l’altra da torto.

Vi sono pure le seguenti filature da seda cioè.

Una di fornelletti sedici propria, e che si fa travagliare per conto del sig. Stefano Eola d’esso luogo.

Altra pure di fornelletti 16 propria di Morizio Eola.

Altra del sig. Michele Bracco di fornelletti cinque.

Altra de’ sig.ri D. Gioanni Battista e D. Gioanni Antonio fratelli Eola di fornelletti due.

Vi sono altresì dodici telari da tella ordinaria.

Vi è un molino a tre ruote proprio della mensa Vescovile di Mondovì sito in vicinanza del fiume Ellero, e che gira coll’acqua dello stesso fiume, qual è di reddito di £. 600.

Vi è pure un edificio da martinetto da ferro proprio delli fratelli Fenogli qual è di reddito di £. 100.

Non vi sono mercati, ma una sola fiera che cade li 25 novembre di cadun anno, sovra quale si suole commerciare bestiami, e commestibili.

Gli abitanti non attendono ad alcun negozio, e si provedono delle merci necessarie nella città di Mondovì, non sono neppur dedite allo sfroso d’alcun genere di contrabando.

La giurisdizione spetta per intiero al sig. conte Radiccati di Robella, abitante in Torino, qual non pretende dagli abitanti cose indebite, non usa di prepotenza, meno cerca assumersi alcun ingerenza negli affari di Comunità, non possede detto sig. conte in questo luogo e suo territorio beni feudali, né allodiali, meno verun altro reddito.

La Comunità viene amministrata da cinque soggetti compreso il Sindaco, ha casa propria qual per esser molto vecchia abbisogna di riparazione, ivi vien tenuto l’archivio delle scritture, quali tutto che siano ben tenute col suo inventaro, tuttavia per esser che soli anni 54 che questa Comunità si è separata dalla Città di Mondovì, con quale prima dell’anno 1699 restava unita, e faceva un sol corpo, sono ben poco.

Da poiché si è separata detta comunità dalla Città di Mondovì non si è mai fatto alcun cadastro, servendosi d’un semplice transonto di quello di detta Città di Mondovì, motivo per cui attese le moltissime vendite, e mutazioni, che da quel tempo sino a questa parte si sono fatte, resta detto transonto molto confuso, ed imbrogliatissimo, dal che ne segue l’esser molto difficile l’esazione della taglia, e non si trovano esattori salvo che le venga passato un forte aggio, onde s’è creduto obbligo dell’Officio d’ordinare la misura generale del territorio, acciò per mezzo d’essa con una riforma di cadastro si possa chiarire il registro, e facilitare l’esazione de’ Regi tributi, ad un qual fine si sono date le opportune disposizioni per l’esecutiva, massime che la Comunità ha £. 4043 fondi già stati pell’effetto suddetto bilanciati ed imposti ne’ causati de’ scorsi anni.

Possiede questa Comunità due alpi uno sovra le fini di Frabosa Soprana, ed altro sovra quelle di Roccaforte quali vengono affittati a £. 800 e meglio come a carte si vede.