Il castello
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Dal libro " Storia, arte e castelli del cuneese di Anita Piovano - Ed Gribaudo.

La strada che da Ceva, passando per Mollere, scendeva a Savona era controllata dai castelli di Priero, Castelnuovo di Ceva e Monte-zemolo. A Priero, dell'antico sistema difensivo, resta oggi solo un'alta torre in pietra, con caditoie e merlature, autentico esempio del-l'architettura medioevale. Faceva parte di un castello solidamente strutturato, circondato da mura e difeso da sette torri, voluto nel 1260 dal Marchese di Ceva che era venuto in possesso del fendo di Priero da Carlo di Provenza. Il paese aveva già avuto un notevole peso politico prima che entrasse nella sfera di Ceva; infatti era stato in precedenza una delle più antiche contee del Cuneese, il cui potere amministrativo e giudiziario si estendeva dal Monregalese alla Liguria. Per la sua importanza si può supporre a buon diritto che già allora avesse un castello. La contea fu poi inclusa nei possedimenti di Bonifacio del Vasto e smembrata alla sua morte tra Bonifacio, il minore, Anselmo di Ceva ed Enrico Del Carretto, frazionamento che ne ridusse la potenza, a tutto vantaggio della vicina Ceva che, come si vide, fortificò il luogo, per meglio tutelare i suoi interessi nella zona, con un poderoso castello. Da quel momento le sorti di Ceva diventarono quelle di Priero e con questa fu possesso di Asti e poi dei Savoia. Alla famiglia sabauda si deve la cessione del castello di Priero, nel 1545, a Nicola Balbis; lo acquistarono, nel 1550, i Doria che lo restaurarono come dimora signorile.

Ne rientrarono in possesso però i Savoia e Carlo Emanuele, nel 1619, lo concesse ad Antonio di Piovasco e da questi pervenne ad Anastasio Germonio nel 1645. La sua distruzione finale fu opera delle truppe francesi del Catinat che lo fece saltare con le mine. Tra gli episodi legati a Priero un cenno meritano le " gesta " di Brandalucioni, una strana figura di avventuriero di origine lombarda. Egli, nel 1799, assalì con le sue bande, formate da contadini della zona, una colonna delle truppe napoleoniche presenti nel luogo, il cui spirito repubblicano era contrario alle sue idee. Brandalucioni si definiva controrivoluzionario ed asseriva di essere stato inviato da Dio per ristabilire l'ordine turbato dai Francesi. Compì, con i suoi seguaci, crudeltà di tutti i tipi: uccise uomini, donne e bambini, si abbandonò a innumerevoli atti di violenza vendendo i beni degli uccisi sulla piazza.