I castelli
 
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Dal libro " Storia, arte e castelli del cuneese"
di Anita Piovano - Ed Gribaudo.

La strada della valle del Mlongia che scendeva nella valle del Tanaro nei pressi di Bagnasco e di qui in Liguria, dopo essere passata per Mombasiglio, Scagnello e Battifollo, era protetta da una serie di fortificazioni nella zona di Lesegno. Una di queste si trova nel paese stesso, le altre due in località rispettivamente di S. Gervasio e di Montegrosso. Distrutta quest'ultima verso la metà dcl 1500, migliore sorte non toccò a quella di S. Gervasio di cui restano pochi ruderi.


Lesegno Villa

Lesegno Villa
Del castello, che sorse nel paese, sappiamo che fu innalzato all'inizio dcl secoloXI. Di proprietà allora di Olderigo Manfredi, fu venduto successivamente a dei nobili del luogo che, vassalli del Marchese di Ceva, prestarono omaggio, nei 1410, al Duca di Savoia e, poco dopo, al Duca d'Orléans, che era entrato in possesso del Monferrato. Il castello fu seriamente danneggiato durante le lotte tra Francesco I e Carlo III ai tempi della guerra di successione al ducato sabaudo. Restaurato soltanto dopo le guerre con Carlo V, ritornerà in possesso dei Savoia, nel 1657, che daranno il luogo in feudo a Carlo Francesco Del Carretto.
Negli anni successivi i lavori continueranno fino a concludersi nella prima metà del secolo XVIII e i risultati sono ancora oggi visibili nell'attuale palazzone che, sorto sui ruderi dcl vecchio castello, ne conserva alcuni resti ed i sotterranei. Qui, trascorso non molto tempo dalla conclusione dei lavori, nel 1796 troviamo Napoleone Buonaparte intento a dirigere la battaglia detta della Bicocca di S. Giacomo. Egli piazzò nell'attuale palazzo il quartier generale e spedì il suo primo rapporto al Direttorio sull'andamento della campagna militare in Italia.
Di questa battaglia resta il ricordo in una poesia del Carducci che ebbe per titolo il nome della località nella quale si svolse: " La Bicocca di S. Giacomo". La poesia, nei versi riportati, si impernia soprattutto sulla figura dcl giovane Filippo Del Carretto, sul suo eroismo conclusosi tragicamente con la morte.

Lesegno S.Gervasio
La sua morte, annota il Carducci, avvenne ad opera dei Francesi che, per scendere in Italia, avevano seguito lo stesso percorso dei trovatori di un tempo, loro antichi connazionali, ma con intenti non altrettanto pacifici. I trovatori infatti portavano il liuto con sé e parlavano, nei loro canti, d'amore cortese, le truppe napoleoniche invece maneggiavano le armi ed avevano ben altre idee:

" - - Su le mura del castello avito,
ultimo arnese or di riparo a i vinti
del Re, tre giorni, senza vitto, senza artiglieria,

contro al valor repubblicano in cerchio
battente a fratti di rovente bronzo,
supremo fior de l'alber d'Aleramo,
stié Del Carretto.

Su le ruine del castello avito,
giovine, bello, pallido, senz'ira
ci maneggiava sopra i salientì
la baionetta.

Scesero al morto cavaliere intorno
da l'erme torri nel ceruleo vespro
l'ombre degli avi; ma non il compianto
de' troradori

ruppe i silenzi de la valle, un giorno
tutta sonante di liuti e gighe
dietro i canori peregrin dal colle
di Tenda al mare.

Altri messaggi ed altri messaggeri
manda or la Francia... ,'.