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Sabato 21 febbraio 2004
TUTTO PER BENE
di Luigi Pirandello
con Gianrico Tedeschi, Marianella Laszlo
e con Aldo Alori
e Sarah Biacchi, Gianfranco Candia, Fabrizio Matteini,
Sveva Tedeschi, Angelo Zampieri
scene e regia di Jurij Ferrini
A.ARTISTI ASSOCIATI diretti da Walter Mramor
COMPAGNIA DI PROSA GIANRICO TEDESCHI

La commedia si impernia su una rivelazione: la scoperta tardiva e post mortem da parte del protagonista del tradimento della moglie. Ma è ancora una volta, come spesso in Pirandello, un pretesto per parlare d'altro, per esplorare l'animo umano, le sue contraddizioni e le sue molte maschere. Tratto dall'omonima novella del 1906, il testo fu destinato ad un grande attore, Ruggero Ruggeri, che ne dette corpo quale primo interprete il 2 marzo del 1920 a Milano. Protagonista oggi è Gianrico Tedeschi diretto da Jurij Ferrini, regista tra i più rappresentativi della nuova generazione.

Quando mi recai la prima volta a casa di Gianrico per parlare della messinscena del Tutto per bene, egli mi mostrò con orgoglio una vecchia locandina appesa al muro, nella sua bella casa vicino al lago d'Orta. Si trattava di una locandina del 1948 che annunciava la rappresentazione dell'Edipo Re di Sofocle e in cui fra gli interpreti principali figurava il suo nome. Non fu questo a sorprendermi: sapevo bene che egli aveva iniziato la sua lunga carriera tanto tempo fa; ma qualche riga più sotto, scritti in piccolo, alcuni nomi attirarono la mia attenzione; interpretavano il coro della tragedia alcuni giovani attori che debuttavano: fra questi Giorgio Strehler, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi. Quella riga segnava la concreta distanza fra il passato e il presente, fra le nostre generazioni.
Eppure Gianrico è un attore di "oggi", è stato un attore di "oggi" per 55 anni. Cerca come i teatranti della mia generazione uno spazio vuoto, sopporta poco le scenografie che tolgono potere evocativo alle parole, stilizzazione al gesto e fantasia allo spettatore. Odia la disinvoltura e ama la verità.
Io gli ho proposto di mettere in scena quest'opera di Pirandello senza assecondarne il gusto naturale del linguaggio e delle indicazioni scenografiche. Gli ho espresso il timore di proporre oggi un dramma borghese nella sua spontanea dimensione quotidiana. Gli ho proposto di cercare insieme una strada diversa, di stilizzare, di mettere in scena un palcoscenico sul quale "provare" il dramma di Martino Lori, prigioniero di un copione scelto da un passato immutabile, i cui diritti in esclusiva sono stati acquistati dalla morte, presenza evanescente contro cui nulla è possibile. In fondo il lutto mai elaborato, il dolore per la scomparsa della moglie lo ha spinto ad essere eroe e vittima di una triste commedia. Martino Lori è protagonista del suo circo personale, con la faccia tinta di candida vergogna e livido furore, come un clown che combatte per avere una vita normale, una famiglia normale, una figlia normale. Un clown in lotta per mantenere con orgoglio una sua dimensione borghese e rispettabile, prima di tutto nei confronti di se stesso. Questo è ciò che lega indissolubilmente dramma e commedia in questo testo…
Gianrico mi ha ascoltato, mi ha guardato con i suoi occhi curiosi, in silenzio. Poi con un sorriso un po' sornione mi ha detto qualcosa a mezza voce, come uno che la sa lunga ha sussurrato: "basta che il pubblico si emozioni".
Jurij Ferrini