Diplotaxis tenuifolia DC.
Torna alla pagina
principale

Famiglia: Crucifere

Nome volgare: ruchetta selvatica

 
Foglie-- Fiori - Semi

Caratteristiche: Pianta erbacea perenne con radice fittonante e fusto eretto, ramificato alto fino a 50 cm.; foglie pennato lobate carnose di sapore piccante, profondamente incise, dentate; fiori gialli vivo riuniti in racemo terminale

Habitat: comune nei luoghi ruderati ed incolti; predilige i terreni calcarei; dal piano a 1000 m. Maggio ottobre

Proprietà farmaceutiche: ha azioni espettoranti, diuretiche, astringenti, vitaminizzanti. (Droga usata: foglie giovani).
.
Uso in cucina: La rughetta ha sapore decisamente piccante ed è utilizzata in cucina per aromatizzare insalate, piatti di carne, formaggi, pizze, sughi ecc.
Famosa era la frittata preparata dal ristorante della stazione ferroviaria di Ceva ai tempi del sig Benedetto. Egli usava 8-10 foglie di diplotaxis tenuifolia per ogni uovo unitamente a lattuga, prezzemolo, parmigliano e sale.

Nota Il nome del genere trae origine dal greco diplos = doppio e taxis = fila per la disposizione dei semi in due file nella siliqua. Il nome della specie ricorda la tenerezza delle foglie.
E’ una pianta erbacea perenne originaria dell'Europa centrale, meridionale e mediterranea. Molto diffusa in tutte le regioni d'Italia.
Rispetto alla rucola comune (Eruca sativa), a cui assomiglia molto per sapore, si può coltivare con qualche accortezza tutto l'anno, in terreno sabbioso e in posizione assolata fino ai 1000 m s.l.m., e può essere usata cruda per insaporire insalate, pastasciutte e ripieni proprio come la rucola.
Nella maggior parte delle regioni italiane sono presenti altre specie del genere Diplotaxis, in primo luogo la D. muralis ma anche la D. erucoides, utilizzabili allo stesso modo. Tuttavia la specie tenuifolia ha decisamente maggior uso, probabilmente per il suo gusto più “pulito”, ancorché piccante.
Molto cara agli antichi soprattutto per le sue proprietà curative. I Romani, che consumavano anche i semi, attribuivano qualità magiche e la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola il più potente tra gli afrodisiaci. La sua coltivazione era spesso effettuata nei terreni che ospitavano le statue falliche erette in onore di Priapo, dio della virilità.