Chelidonium majus L.
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Famiglia Papaveracee

Nome volgare Celidonia, erba porraia
Irundinaria, Cinerognola, Celandine, Chélidonie

 

 
Fiori--------------Linfa
Frutti e Semi

Caratteristiche Pianta erbacea perenne con un rizoma ramificato lungo 10 cm, la corteccia è bruna o rossiccia, l'interno è giallo; il fusto, alto 50-70 cm, è eretto, ramificato con i nodi ingrossati e provvisto di lunghi peli. Tutta la pianta contiene un latice giallo-aranciato ad azione caustica.
Le foglie sono alterne, imparipennate, con due-cinque paia di foglioline ovali inegualmente dentate a base cuneata, delle quali la terminale è normalmente più grande delle altre e spesso divisa in tre lobi. Le foglie inferiori e quelle basali hanno un picciolo,
le superori sono sessili; il colore è verde cinereo con la superficie inferiore più chiara.
I fiori sono riuniti in piccole ombrelle opposte alle foglie e al termine del fusto; il calice è formato da due sepali precocemente caduchi, la corolla ha quattro sepali ovali di colore giallo intenso.
Il frutto è una capsula allungata simile a una siliqua, lunga 3-5 cm, che contiene numerosi semi ovoidali di colore nero lucente punteggiati di chiaro e con un ingrossamento carnoso bianco.

Habitat Cresce nei ruderati e in terreni calcarei.

Diffusione Molto comune

Sostanze contenute Il lattice contiene degli alcaloidi tossici di cui, ad oggi, sono conosciuti circa venti componenti.(Chelidonina, protopina, sanguinarina, berberina, coptisina, santimarina, stilopina) Inoltre acodo delodonico, flavonoidi, saponine.

Parti velenose della pianta Tutta la pianta

Proprietà farmaceutiche Il latice, di color arancione, che sgorga della Chelidonia fresca spezzata è caustico sulla pelle e viene impiegato per il trattamento di verruche e porri
Ha proprietà sedative, antispasmodiche, tonico- colagoghe. (Droga usata: parte aerea). E' sconsigliato l'uso domestico per via interna.

Curiosità Tra le tante leggende che accompagnano l'erba dei porri ricordiamo quella secondo la quale una goccia di latice lasciata cadere su un dente cariato è in grado di calmarne il dolore lancinante.
Per tale tradizione popolare, in Friuli, la celidonia è conosciuta come "erba di Sant'Apollonia", santa che protegge dal mal di denti.

 

Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano - Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves.

Veniva considerata un dono divino (coeli donum), ed utilizzata a livello cutaneo per la rimozione di calli e verruche, e, internamente, come digestivo e coleretico, in quanto il colore del lattice ricorda quello della bile. La velenosità della pianta è stata esagerata, e l'odore sgradevole ed il sapore aspro del suo lattice sono un deterrente per la sua ingestione. Il lattice di colore giallo intenso contiene alcaloidi (chelidonina, sanguinaria, cheleritrina) che hanno la proprietà di fissarsi alla pelle. Diversamente da quanto riportato in alcuni testi, il lattice della pianta non è irritante, ma impartisce alla pelle una colorazione gialla duratura. La fluorescenza degli alcaloidi è infatti rivelabile anche alcune settimane dopo la loro applicazione sulla cute. La pianta è ancora oggi utilizzata con successo per la rimozione delle verruche, mentre tutti gli altri usi sono da considerarsi obsoleti.

 

Dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino - Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice.

La chelidonia è stata in passato un'importante pianta medicinale. L'aspetto del fiore potrebbe trarre in inganno, dato che la disposizione a croce dei petali la fa assomigliare ad una crucifera. Tuttavia, l'abbondanza degli stami e la produzione copiosa di un lattice la fanno subito e correttamente imparentare con il papavero. Veniva considerata un dono divino (coeli donum) dagli scrittori rinascimentali, ed utilizzata a livello cutaneo per la rimozione di calli e verruche, e, internamente, come digestivo e coleretico, in quanto il colore del lattice ricorda quello della bile. Si tratta una delle piante medicinali più importanti della medicina greco-romana. Secondo Dioscoride, il nome chelidonia deriverebbe dal termine greco chelidòn, che significa rondine, e farebbe riferimento al fatto che la pianta spunta quando ritornano nei nostri cieli le rondini, od alla leggenda secondo la quale le rondini strofinerebbero le foglie della pianta sugli occhi dei loro piccoli per aprirgli gli occhi. La pianta è probabilmente velenosa, ma l'odore sgradevole ed il sapore aspro del suo lattice sono un deterrente alla sua ingestione. Il lattice di colore giallo intenso contiene alcaloidi colorati in giallo-arancione (cheleritrina e cheleritrina) o rosso (sanguinaria) che hanno la proprietà di fissarsi alla pelle. Il lattice della pianta non è particolarmente irritante, ma impartisce alla pelle una colorazione gialla duratura, e la fluorescenza degli alcaloidi è infatti rivelabile anche alcune settimane dopo la loro applicazione sulla pelle. La produzione degli alcaloidi varia nel corso della giornata e delle stagioni, raggiungendo il massimo alla sera ed in estate. Questa è la ragione per cui il colore del lattice è più intenso la sera rispetto al mattino. La chelidonia è ancora oggi utilizzata con successo per la rimozione delle verruche, mentre tutti gli altri usi sono da considerarsi obsoleti. La pianta è nota alle cronache mediche per le polemiche legate ad un derivato della sua frazione alcaloidica (Ukrain) che avrebbe miracolose proprietà antitumorali nell'uomo, e che rappresenta una dei più famosi trattamenti "alternativi" del cancro. In mancanza di studi controllati e di una caratterizzazione precisa del prodotto, risulta difficile valutare il reale valore medico di Ukrain.