Angelica sylvestris L.
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Famiglia: Ombrellifere

 

 


Ingrandibile
 
ritrovamento: Castelmagno - Abbastanza comune-Fiore1 - Fiore2 - Foglie e fusto - Frutto1 - Frutto2 - Frutto3 - Radice

Nome volgare: Angelica selvatica

Caratteristiche Pianta erbacea perenne, a volte biennale. Radice chiara contenente un succo giallo di odore aromatico pungente. Fusto cilindrico striato, a volte color violetto. Foglie con guaina sviluppata; lamina 3 pennata . Ombrella con 30 -70 raggi un po' pelosi, più raramente glabri. Brattee nulle o caduche; bratteole presenti filiformi. Fiori ermafroditi con petali bianchi o rosati. Frutti ovali con costole abbastanza pronunciate.

Habitat: Cresce nei luoghi umidi ombrosi, lungo le sponde dei fossi e ai margini dei boschi. Hlm 0-1600 m. Fiorisce giugno agosto

Luogo e tempo di ritrovamento: Ceva-Braia - Agosto

Diffusione Abbastanza comune

Congeneri: A. archangelica

Proprietà farmaceutiche: Digestive, aperitive, carminative, toniche, diuretiche, espettoranti. (Droga usata: radici e frutti).

Uso in cucina Viene usata spesso come pianta aromatica in liquoristica (l'estratto della radice) e in pasticceria (i germogli e i piccioli delle foglie raccolti nella tarda primavera sono utilizzati per la preparazione di deliziosi canditi).
Le foglie più tenere possono essere unite a insalate fresche o utilizzate per aromatizzare le minestre. I germogli divengono, una volta lessati, una verdura dal sapore delicato.

Molto simile ad Angelica sylvestris è Angelica archangelica, (usata nella fabbricazione di liquori) dalla quale si distingue per i fusti verdi, per i piccioli fogliari cilindrici e per i petali bianco-giallastro-verdastri.

Nota Aspetti tossicologici delle piante cosiddette "fotosensibilizzanti" (proprio perché contengono cumarine e furanocumarine) : tali piante sono in grado di provocare dermatiti da contatto, talvolta di una certa gravità e paragonabili ad ustioni sulla pelle. Il contatto con la pelle può essere anche di breve entità, un semplice sfregamento, sufficiente tuttavia per produrre vescicole e bolle. I principi attivi responsabili dell'azione indesiderata sono cumarine, quali bergaptene, psoralene, xantoxina ed altre in misura minore, presenti in modo ubiquitario nelle specie Heracleum sphondylim e Pastinaca sativa.
Queste piante (in particolare della famiglia delle Apiaceae e Rutaceae) contengono dei composti chimici capaci di captare le onde luminose elettromagnetiche UV. Questi composti chiamati appunto furanocumarine servono da difesa per la pianta stessa contro funghi. Se entrano in contatto con insetti o mammiferi modificano, sotto l'influsso luminoso, la loro struttura molecolare provocando la liberazione di radicali liberi che attaccano il DNA delle cellule della pelle e ne impediscono la loro normale funzione. Dopo 7-10 ore appaiono degli eritemi, anche molto gravi.
Le furanocumarine sono state utilizzate nei decenni scorsi per curare alcune malattie della pelle come il vitiligo e la psoriasi, tuttavia si sono notati degli aumenti importanti di tumori maligni della pelle nei soggetti sottoposti a questi tipi di cure, che sono ancora attualmente in fase di studio.