TASSO
 
 
Taxus baccata L.
 
 

Caratteristiche morfologiche

* Arbusto o piccolo albero (alto 15 m), sempreverde, con tronco normalmente breve e fortemente conico, raramente indiviso, con numerose costolature.
* Chioma verde scura di forma tozza e piramidale.
* Corteccia di colore rosso bruno liscia che si desquama con retà in placche sottili leggermente rilevate.
* Aghi persistenti appiattiti, lineari leggermente faicati, 12- 35 mm per 2 - 3 mm, verde cupo nella pagina superiore, verde giallastro in quella inferiore con 2 linee stomatifere. Le foglie ed i rametti sono velenosi.
* Piante maschili e femminili normalmente distinte, fiori maschili costruiti da amenri globosi portati all'ascella delle foglie sui rami di I anno, fiori femminili da Gennaio ad Aprile, costituiti da uno sporofillo carnoso gemmifornie verde poriati sui lato inferiore dei rametti.
* Seme ovoidale, nerastro, lungo 5 - 7 mm. avvolto in una coppa carnosa (arillo) rossa brillante che costituisce l'unica parte commestibile della pianta, maturante ad inizio autunno.

Portamento
 
 

Foglie

Fiori

Frutti
 
 
Caratteristiche biologiche ed ecologiche
* Longevità: anche oltre il millennio; acerescimenti molto lenti.
* Fioritura: da febbraio ad aprile.
* Impollinazione anemoflia, disseminazione ad opera degli uccelli.
* Desidera unumidità atmosferica elevata.
* Indifferenza alla luce, può svilupparsi anche tutta la vita all'ombra nel sottobosco.

Corteccia
 
 

Habitat Preferisce i luoghi umidi e freschi, ombrosi, con terreno calcareo

Diffusione Abbastanza comune

Sostanze contenute Alcaloide (tassina), glucoside,

Parti velenose della pianta Tutta la pianta, soprattutto gli aghi e semi, ad eccezione della polpa dell'arillo.

   
 


Sfruttamento del legno, usi e proprietà della pianta.

Il legno ad alburno bianco e durame rosso porporino è durissimo, pesante, omogeneo e di grana molto fine; ricercato per questi caranen e per il suo bel colore per lavori di tornio ed ebanisteria. Le foglie ed i semi contengono un principio amaro (Taxina) che è velenoso per l'uomo e gli animali. Il legno è usato per la fabbricazione delle matite.

Nota Il legno duro era usato per fare archi e infatti le piante erano conservate a questo scopo e crescevano nei cimiteri, lontane da bambini e da animali al pascolo.

Curiosità E' conosciuta da tempo immemorabile come pianta velenosa e per questo viene denominata "Albero della morte" ; il principio tossico, la tassina, è contenuto in tutte le sue parti ad eccezione della polpa dell'arillo.

Dal libro "Piante velenose" di Appendino- Luciano - Colombo - Gatti. ed. ArabaFenice - Boves

Il tasso è la pianta velenosa per antonomasia, e sul suo nome greco (toxon) è stato coniato il termine tossicologia. La sua associazione con la morte ha una valenza duplice: tossicologica, per la velenosità della pianta, e tecnologica, per l'uso del suo legno per la costruzione di armi. Il legno di tasso presenta un'ottima elasticità, ed è stato utilizzato per la costruzione dell'arco lungo, un'arma che ha giocato un ruolo importante nella storia militare, decidendo battaglie famose come quella di Agincourt, in cui la nobiltà francese fu decimata dagli arcieri inglesi durante la Guerra dei Cent'Anni. A questo proposito, è interessante ricordare che il simbolo di vittoria con l'indice ed il medio sollevati ed il pugno chiuso non fu coniato da Churchill, ma risale a questo periodo travagliato della storia francese. L'indice ed il medio erano usati per tendere la corda dell'arco, sostenendo la freccia con il pollice. Per "neutralizzare" in senso bellico gli arcieri inglesi caduti prigionieri, venivano loro tagliati indice e medio della mano destra, e quello che noi oggi consideriamo il segno della vittoria era originariamente usato dagli inglesi per schernire i francesi, con il significato di "sono qui, vieni a tagliarmi queste dita se sei capace a prendermi". L'utilizzo del legno di tasso per costruire lance è poi antichissimo e documentato dal ritrovamento di una lancia di tasso fra le costole dello scheletro di un mammut risalente a 50.000 anni fa. Anche la famosa mummia ritrovata nel ghiacciaio del Similaun nel 1991 era munita di arco e frecce di tasso.
La velenosità del tasso è leggendaria. Ne parla già Giulio Cesare nel De bello gallico a proposito di un capo celtico (Catuvolco) che, piuttosto che arrendersi alle legioni romane, preferì suicidarsi con il tasso. Gli antichi ritenevano addirittura che dormire sotto i tassi nuocesse alla salute, probabilmente per l'abbondante produzione di polline da parte delle piante maschili in primavera. Il tasso era un tempo abbondante in tutta Europa, ma la sua popolazione spontanea è stata sistematicamente decimata per via della sua velenosità per gli animali e l'uomo, e per l'utilizzo del suo legno per fare archi e mobili. Il tasso è oggi comune nei parchi, ed è soprattutto in questo contesto urbano che possiamo ammirarne la bellezza. Il tasso è caratterizzato da una crescita lentissima, e sono state descritti esemplari plurimillenari.
In Piemonte sono presenti due esemplari monumentali con una circonferenza superiore ai tre metri e mezzo. Uno si trova nel parco del castello di Racconigi (CN), e l'altro a Cavandone vicino a Verbania, e sono censiti fra gli alberi monumentali italiani. Il tasso era anche una pianta sacra nella tradizione celtica, e, prima della sua sostituzione con i cipressi, era comune nei cimiteri. La velenosità del tasso è ampiamente documentata anche nella Letteratura. Il tasso è uno dei candidati per l'hebenon, veleno misterioso con cui, nell'Amleto di Shakespeare, il padre del protagonista è ucciso dal fratello (vedasi anche la voce giusquiamo), e, in epoca più recente, un omicidio con il veleno del tasso è alla base di uno dei racconti più famosi di Agatha Christie (Una tasca piena di avena).

Tutte le parti del tasso con l'eccezione dell'arillo rosso, carnoso e dolciastro, dei suoi pseudo-frutti contengono tassina, una miscela di alcaloidi terpenici tossica per il cuore. Gli animali domestici, con l'eccezione delle capre, sono sensibili all'avvelenamento da tasso, e la letteratura veterinaria è ricca di esempi, anche recenti, di avvelenamenti, soprattutto in animali di grossa stazza quali tori e cavalli. Sono documentati avvelenamenti da tasso anche in animali selvatici come i caribù. I casi di avvelenamento umano riguardano essenzialmente l'ingestione volontaria delle foglie a scopo suicida. Poche manciate di foglie sono letali, e, a parte la lavanda gastrica e la somministrazione di carbone attivo per adsorbire il veleno, non esistono antidoti specifici. La diffusione di internet ha, purtroppo, contribuito alla diffusione di informazioni, talvolta dettagliate, sull'uso criminale e/o suicida del tasso.
Negli anni novanta, il tasso, tradizionalmente simbolo di morte, è stato rivalutato dalla ricerca farmaceutica, e oggi migliaia di donne in tutto il mondo devono la loro vita, od il suo prolungamento, al tassolo, un diterpene presente nella corteccia di un tasso americano (tasso del Pacifico, Taxus brevifolia Nutt.), utilizzato per il trattamento del tumore al seno. Il tasso europeo contiene solo tracce di tassolo, ma le sue foglie sono utilizzate industrialmente per ottenere un precursore del tassolo (10-deacetilbaccatina III) poi trasformato chimicamente in tassolo.
La popolazione naturale del tasso del Pacifico non permetterebbe infatti una produzione sostenibile del questo composto, il cui consumo annuale ha superato i 500 Kg/anno.
Un albero pluricentenario di tasso del Pacifico contiene infatti solo circa 1 g di tassolo, e per coprire il fabbisogno di questo composto sarebbe necessario abbattere almeno mezzo milione di alberi centenari ogni anno. Le foglie del nostro tasso possono invece essere raccolte in modo sostenibile, e sono state avviate coltivazioni "farmaceutiche" di tasso, risolvendo il problema della disponibilità di tassolo.